A Santena, cittadina della seconda cintura di Torino, il settore trainante fino alla metà degli anni ’60 era l’agricoltura; in quel periodo inizia con gravi scompensi l’industrializzazione e di conseguenza il fenomeno dell’immigrazione.
A livello giovanile, unici momenti aggreganti sono fino al ’67 i vari settori in cui era ordinata l’Azione Cattolica.
Nel ’67 nasce a livello parrocchiale, ad opera del vicecurato Don Mino Lanzetti una nuova proposta, unica nel circondario e in ogni caso all’avanguardia nella zona torinese. Ai giovani fu proposta la possibilità di impegnarsi attivamente e fattivamente in un progetto di costruzione umana. Questo progetto prevedeva la creazione di diversi gruppi operanti in vari settori quali: organizzazione gite, preparazione di spettacoli e diffusione del cineforum, ascolto e discussione della musica, attività sportive, etc…
I gruppi erano raccolti sotto il simbolo del quadrifoglio e la denominazione assunta dal gruppo fu Movimento Giovanile Santenese. Una proposta contenuta nel progetto fu la nascita di un gruppo Scout.
A questa iniziativa aderiscono un gruppo di giovani che costituì la “Comunità Capi” del futuro gruppo. A livello torinese, i gruppi scout erano strutturati in modo molto rigido e la direzione del gruppo era affidata al “Capo Gruppo”, non già ad una equipe di persone. Per questo la proposta scout nata nell’ambito giovanile santenese fu senz’altro un fatto nuovo nel mondo scout torinese. La “Comunità Capi” si propose come primi obiettivi:
- Elaborare una proposta di scoutismo d’ambiente che coinvolgesse i ragazzi di Santena
- Continuare nella collaborazione e nel confronto con gli altri gruppi esistenti, ed approfondire il discorso di crescita personale come cristiani, che si mettono al servizio degli altri, avendo nella “consulta” il momento di maggiore importanza
La “consulta” era l’incontro mensile di tutti i rappresentanti dei diversi gruppi, in cui le varie esperienze erano discusse ed approfondite dimodoché le diverse proposte costituissero più strade tese verso un’unica meta: la crescita umana e cristiana della persona.
Problemi notevoli incontrò nei primi anni al Comunità Capi nel condurre avanti la proposta scout. Questo modo un po’ atipico di condurre la proposta scoutistica, cioè il non agganciarsi ad un altro gruppo con più esperienza, era considerato dagli altri gruppi scout come un probabile fallimento. D’altra parte, dall’allora nascente Co.Ca. santenese , si comprendeva che era molto importante la presenza tra i ragazzi di persone che vivevano nello stesso ambiente.
Questo diverbio tra la comunità Capi di Santena e le gerarchie scout regionali si protrasse per due anni, quando grazie al processo di rinnovamento che lentamente iniziava il suo corso a tutti i livelli l’opera venne accettata ed incoraggiata. Durante questo periodo la Comunità Capi approfondì la proposta scout con l’aiuto di un capo clan che ritenne molto interessante e sintomo della dinamicità dello scoutismo la proposta avanzata. Quando il gruppo si formò ed iniziarono le attività si affrontò il problema della proposta da portare ai ragazzi e di come porsi davanti ad essi. Si puntò alla figura del capo che viveva l’avventura scout al fianco dei sui ragazzi rappresentando per essi un preciso esempio di uomo.